In posizione dominante, occupa il crinale della collina omonima. Studi recenti hanno contribuito a risvegliare l’interesse su questo monumento, legato più al paesaggio che all’archeologia. Con i 109 m di diametro della cavea è, dopo quello di Siracusa, il teatro più grande non solo della Sicilia, ma della penisola italiana e dell’Africa. L’impianto originario risale come a Siracusa al III secolo a.C. A documentarlo sono i resti del muro a blocchi isodomi, inglobati nell’edificio della scena e tre sedili con iscrizione dalla cavea. Alla stessa epoca risalgono gli avanzi del piccolo edificio sacro alla sommità della cavea, poi obliterati dall’allargamento che questa subì nel II d.C.
Quanto è visibile appartiene interamente alla ristrutturazione romana, in particolar modo a quella avvenuta nella prima metà del II d.C. sotto Traiano (CIL,X,6996 con menzione al personaggio Paterno) o sotto Adriano. La pianta del teatro consiste in un edificio scenico rettangolare fiancheggiato da due ampie sale di accesso all’orchestra e in una cavea, poco conservata, divisa in 9 settori da 8 scalette. Un doppio portico in laterizio con colonne di granito e copertura a volta sormonta la cavea. La scena, con pulpitum allineato con i muri di sostegno della cavea, conserva nel prospetto, un tempo decorato da statue e da una grande varietà di marmi e pietre colorate di importazione, le due aperture laterali o hospitalia, mentre è crollata quella centrale o regia. L’attuale ricostruzione della scaenae frons è dovuta ad un restauro ottocentesco.
L’ANTIQUARIUM DEL TEATRO
La Casina degli Inglesi, già sede dell’Antiquarium ottocentesco del Teatro, ospita l’importante collezione epigrafica di Taormina. Taormina ha restituito una sorprendente quantità di epigrafi (lastre con iscrizioni incise), straordinaria per la Sicilia e con pochi confronti nel mondo antico. Si tratta soprattutto di iscrizioni greche di carattere pubblico (recanti i nomi di importanti cariche pubbliche come gli Strateghi e i Ginnasiarchi e rendiconti finanziari), cronologicamente piuttosto omogenee, databili tra il II e il I secolo a.C., comunque prima della trasformazione di Taormina in colonia nel 36 o 21 a.C. Il ricco corpus di iscrizioni taorminesi offre un immediato contatto con la società che le ha espresse, contribuendo ad illuminare molti aspetti della vita pubblica e privata. Nella sala adibita a bookshop sono esposti alcuni lembi di mosaici scoperti sul finire degli anni ’50 dello scorso secolo nel corso di scavi d’urgenza disposti per la costruzione degli edifici di Via
Pirandello in prossimità della Porta Messina. Almeno due dei mosaici presumibilmente appartengono al complesso delle terme. I mosaici sono tutti di soggetto marino e risalgono al I – II secolo d.C. Tra questi notevole è il mosaico raffigurante il Centauro Marino.